Climatizzatori a pompa di calore: ecco come sceglierlo. Intervista all’ing. Fontana

Come funziona un climatizzatore a pompa di calore?
Nel caso di pompe di calore aria-aria, come nel nostro caso, il climatizzatore a pompa di calore trasferisce energia (calore) dall’esterno all’interno dell’abitazione e viceversa. Il climatizzatore, quando funziona in modalità pompa di calore, riscalda l’ambiente; quando invece viene usato come refrigeratore, raffredda l’ambiente trasferendo energia (calore) all’esterno. Entrambe le funzioni avvengono grazie ad un ciclo termodinamico del gas refrigerante, che viene compresso e poi espanso: durante la compressione si scalda; durante l’espansione si raffredda.
Un climatizzatore a pompa di calore può soddisfare entrambe le funzioni: sia per raffreddare d’estate, assorbendo energia all’interno e trasferendola all’esterno, che per riscaldare l’inverno, con il ciclo inverso. Un climatizzatore “classico” (senza modalità pompa di calore), funziona solo per raffrescare.
Quali sono le condizioni ottimali di funzionamento?
Nei climi miti, quando non fa né troppo freddo in inverno né troppo caldo in estate, i climatizzatori a pompa di calore funzionano con una maggiore efficienza. Questo perché dove fa molto freddo risulta difficile assorbire energia (calore) da un ambiente, quello esterno, già di per sé freddo, per trasferirlo all’interno dell’abitazione: si può, ma l’efficienza è bassa perché per recuperare l’energia (calore) esterna, utilizzo una quantità paragonabile di energia elettrica per azionare compressore e ventilatore del climatizzatore, riducendo quindi l’efficienza. Ugualmente nelle località molto calde, dove invece ho bisogno di raffrescare gli ambienti, prelevare calore dentro la casa per dissiparlo all’esterno, quando all’esterno c’è molto caldo, ci riporta nelle condizioni viste sopra, occorre cioè utilizzare una quantità importante di energia elettrica, sacrificando quindi l’efficienza. Nei climi più estremi (entro certi limiti, ovviamente), la climatizzazione si può fare lo stesso, ma la performance non è ottimale. Nei climi temperati si ha invece una buona performance sia nella fase invernale, quando devo riscaldare, che nella fase estiva. Ovviamente anche in questi casi ci sono delle variazioni; a ottobre è decisamente più semplice scaldare la casa con un climatizzatore in pompa di calore rispetto a gennaio. Potrebbe sembrare che questa considerazione valga anche per una caldaia, dato che anch’essa ha ovviamente consumi di gas diversi tra ottobre e gennaio, ma, per una caldaia, il rendimento è scarsamente influenzato dalla temperatura e umidità esterna, mentre il climatizzatore ne risente pesantemente.
Quanto si può risparmiare rispetto a un impianto tradizionale?
La misura del risparmio viene indicato con delle sigle:
– COP indica il coefficiente di performance per la modalità d’uso di riscaldamento. Indicativamente si ha una sufficiente efficienza quando il COP raggiunge il valore di 3, o superiore (i dati ufficiali indicano 2,5): in tal caso si ha un risparmio (in fonte energetica primaria) rispetto all’alternativa a gas. Il valore del COP è influenzato sia dalla temperatura esterna che da quanto vorrei raggiungere come temperatura interna. Diciamo che il COP dichiarato è quanto otterrò quando la temperatura esterna è di circa 7 gradi e all’interno della casa voglio ottenere circa 20. Se la temperatura esterna comincia a scendere, dobbiamo controllare i dati tecnici dell’apparecchio, se il COP, con temperature esterne più basse, comincia a scendere sotto i 3 o addirittura sotto i 2.5, allora in quei casi si consuma meno riscaldando l’abitazione con un apparecchio a gas.
– EER indica l’ ”energy efficiency ratio”, che è l’analogo indice di efficienza del COP, semplicemente in modalità raffrescante. In questo caso però non ho l’alternativa di utilizzare la caldaia a gas se EER è basso… Chiaramente un valore di EER più elevato garantisce una prestazione migliore, quindi è bene prestare attenzione anche a questo valore.
Come scegliere il condizionatore a pompa di calore?
Innanzitutto, occorre scegliere qual è la taglia del condizionatore. Ovviamente con un appartamento molto grande avrò mediamente bisogno di una potenza più elevata, il contrario con appartamenti di volumetria più modesta. Molto approssimativamente si può utilizzare la formula seguente: kW necessari = superficie dell’abitazione/10 oppure, se la potenza fosse espressa in BTU/h, i BTU/h necessari = 340 x superficie dell’abitazione (locali con soffitto a circa 3 m) . Una volta scelta la potenza, a seconda di quante sono le stanze che voglio raffrescare, si può scegliere se fare tutto con una’ unica unità interna (mono split) oppure più macchine interne (multi split).
Il multi split garantisce un comfort migliore perché distribuisce in modo più uniforme e puntuale sia il riscaldamento che il raffrescamento; in questo caso la macchina esterna è mediamente più grande (anche se, sfruttando la non contemporaneità degli utilizzi, può essere di potenza leggermente inferiore alla somma delle unità interne) e anche il costo di installazione è più elevato, perché ho un apparecchio esterno collegato a più apparecchi interni. Una alternativa ad un apparecchio multi split potrebbe essere l’installazione di più mono split, ma con ingombri delle unità esterne decisamente più impegnativi.
Che tipo di condizionatori a pompa di calore sono disponibili nel catalogo Italtherm?
Abbiamo apparecchi sia mono che multi split. Per gli apparecchi mono split abbiamo due linee, base e top: le performance sono in entrambi i casi elevate, posizionandosi in classe A++ di efficienza energetica, ma la serie Top si differenzia per opzioni aggiuntive rispetto alla serie base, come l’app per controllare le macchine da remoto direttamente con il telefono cellulare, il design degli apparecchi, una diminuzione della rumorosità degli apparecchi interni.
Per la linea multi split, abbiamo le soluzioni Top Dual e Top Trial, con, rispettivamente, due e tre unità interne associate a una esterna.