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Efficienza energetica e rinnovabili nelle scuole italiane. C’è ancora molto da fare

gennaio 17, 2017

Ogni giorno milioni di bambini, ragazzi ed insegnanti passano almeno 5 ore nelle scuole italiane: renderle energeticamente efficienti anche grazie all’utilizzo di sistemi di produzione di energia rinnovabile vorrebbe dire investire in termini di risparmio nei consumi per le pubbliche amministrazioni ottenendo, nel contempo, minori emissioni di gas nocivi.

Con questo scopo nel 2014 è stata istituita una Struttura di Missione presso la Presidenza del Consiglio con lo stanziamento di risorse ad hoc e, ogni anno, il Ministero dell’ambiente assegna dei fondi specifici per finanziamenti agevolati alle scuole per lavori di efficienza energetica (350 milioni nel 2015, 250 milioni nel 2016).

Eppure, come emerge dal XVII Rapporto Ecosistema Scuola di Legambiente che ha analizzato un campione di 6000 scuole elementari e primarie in tutta Italia, la strada è ancora lunga.

L’efficienza energetica nelle scuole italiane

Il primo problema riguarda il fatto che ben il 90,4% degli edifici scolastici è stato costruito prima dell’entrata in vigore della legge in materia di efficienza energetica (1991). Se a ciò si aggiunge che solo il 13% dei plessi scolastici è antisismico ci si rende conto di quanto sia fondamentale un energico piano di riqualificazione degli edifici in termini di sicurezza sismica ed efficienza energetica. Negli ultimi anni per l’avvio di 27.721 interventi sono stati stanziati 7,4 miliardi e solo 1960 hanno riguardato l’efficientamento energetico, 423 l’installazione di sistemi di produzione di energia da fonti rinnovabili grazie ai fondi POI e 1216 interventi di adeguamento antisismico e di opere di efficientamento realizzati attraverso i Mutui bei. Interventi importanti, ma numericamente ancora insufficienti se si considera che il costo della bolletta energetica annua delle scuole italiane si aggira intorno a 1,3 miliardi di euro.

I principali problemi riscontrati da Legambiente sono:

  • il fatto che i bandi rimangano inaccessibili per molti comuni;
  • le urgenze che tendono a deviare le priorità rispetto ad interventi antisismici e di efficientamento energetico;

Le scuole costruite secondo i criteri della bioedilizia non arrivano all’1% rispetto al campione d’indagine.

Le rinnovabili nelle scuole

Le scuole che utilizzano fonti di energia rinnovabile sono il 16,6% del totale: gli impianti maggiormente utilizzati sono i pannelli fotovoltaici (80,4%) e i solari termici (23,4%). Il primato in questo ambito spetta alle regioni del Sud Italia: la Puglia è la regione che utilizza più rinnovabili nelle scuole (66,7%), seguita da Veneto (34,2%), Abruzzo (31,4%), Trentino (30,4%) e Emilia Romagna (30%). Maglia nera per Molise e Val d’Aosta: secondo la ricerca di Legambiente in nessuna scuola di Aosta e Campobasso si utilizzano le fonti rinnovabili.

Altri dati ambientali

Dati positivi arrivano dalla raccolta differenziata: nelle scuole si differenziano soprattutto carta (82,8%), plastica (78,5%), vetro (70,5%) e alluminio (60,6%). In aumento anche la raccolta delle pile che passa dal 55% del 2014 al 58,3% del 2015 e del toner che tocca il 62,5%.

Graduatoria finale – Quest’anno a conquistare il podio della classifica è Piacenza, che spodesta Trento (3°) e primeggia su Parma (2°) grazie a dati di eccellenza legati alla sicurezza, alla riqualificazione degli edifici ma anche alle buone pratiche relative alla mobilità.

Rispetto alle grandi città è sempre il nord a confermarsi in testa alla graduatoria di Ecosistema Scuola con Torino (16º), Firenze (19º) e Milano (32º), mentre quelle del Sud si intravedono solo a partire dalla 39º posizione con Napoli, Venezia (52º) e Bari (60º) posizionate oltre la linea di mezzo.

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