Etichette energetiche per i sistemi di riscaldamento: cosa cambia per il consumatore?

Con la direttiva ELD – Energy Labelling Directive, è stata introdotta l’etichettatura energetica obbligatoria per apparecchi e sistemi di riscaldamento con potenza termica nominale fino a 70 kW e i bollitori fino a 500 Litri. L’etichetta energetica servirà al consumatore per conoscere meglio le caratteristiche dell’apparecchio o del sistema di riscaldamento e per essere più consapevole del proprio acquisto in termini di risparmio energetico. Ecco alcuni chiarimenti forniti dall’ing. Giovanni Fontana, responsabile della consulenza tecnica di Italtherm.
Quali sono le novità introdotte dalla Energy Labelling Directive?
Per il nostro mondo sicuramente è cambiato il fatto che adesso risultano evidenti, al pari di altri elettrodomestici, le informazioni in merito alla classe energetica del prodotto, in una scala di efficienza compresa tra A+++ e G, e su altre notazioni aggiuntive come la potenza e le emissioni sonore.
Abbiamo un’etichetta energetica molto simile a quello che già si vede su lavatrici, frigoriferi, lampadine. Per cui è chiaro ed evidente quanto è efficiente l’apparecchio che stiamo acquistando.
L’altro effetto per noi che realizziamo gli apparecchi per il riscaldamento e la produzione di ACS (acqua calda sanitaria) è che viene imposto un limite minimo di efficienza (direttiva ErP). Come conseguenza di questo limite, d’ora in poi la gran parte delle caldaie che sono costruite per il mercato europeo sono caldaie a condensazione: un tipo di apparecchio particolarmente performante.
Qual è la classe minima stabilita dalla direttiva ErP per le caldaie?
Il minimo per le nuove caldaie è una soglia che si pone nella metà superiore della classe B (con un’efficienza maggiore dell’86%, in una classe B che va dall’82 al 90%, ndr), con una piccola deroga in classe C per un solo tipo di caldaia, a tiraggio naturale e solo per alcuni utilizzi. L’etichetta prende in considerazione anche classi ben più basse, fino alla G, perché questa è una scala unica unica per tutti i tipi di apparecchi energivori.
Chi si sta apprestando ad acquistare una caldaia, si chiede come mai ci sono ancora le caldaie non a condensazione in vendita…
Il vincolo entrato in vigore il 26 settembre 2015 riguarda l’immissione sul mercato: è il momento in cui il fabbricante consegna l’apparecchio al rivenditore. E’ quindi un obbligo per chi produce caldaie. L’apparecchio già presente sul mercato ha diritto di rimanerci fino al suo esaurimento. In questa prima fase alcuni rivenditori di materiale termosanitario hanno già in stock di magazzino apparecchiature acquistate prima del 26 settembre 2015: in questo caso hanno il diritto di vendere ciò che avevano acquistato prima di questa data. Successivamente invece acquisteranno dal fabbricante solo quello che è possibile immettere sul mercato, per cui caldaie che si collocano da metà classe B e in classe A, tranne alcune eccezioni in classe C come già illustrato.
Per quanto riguarda le caldaie Italtherm, quale vorrebbe consigliare come acquisto?
In linea generale, acquistare una caldaia in classe A dà una performance energetica migliore, ricordo però che se il risparmio tangibile per il singolo acquirente dipenderà anche dalle condizioni in cui il sistema apparecchio – impianto si trova a funzionare. Ad esempio caldaie in classe A su impianti di nuova costruzione a bassa temperatura sono sicuramente molto performanti. Su impianti esistenti il risparmio va a affievolirsi, per cui l’investimento può sembrare impegnativo. E’ un po’ quanto succede tra macchina ibrida o macchina a benzina: un’auto ibrida costa di più, ma consuma meno, il risparmio annuale assoluto dipende dal numero di chilometri percorsi; per le caldaie, invece, dipende, oltre che dalle ore di funzionamento, anche dalle temperature di funzionamento dell’impianto.
Quali sono le condizioni ideali per ridurre i consumi casalinghi di riscaldamento?
Per quanto riguarda le caldaie a condensazione, si dovrebbe cercare di avere una temperatura dell’acqua che circola nell’impianto il più bassa possibile, compatibilmente con la necessità di scaldare la casa. Magari con tempi di riscaldamento più lunghi. Una caldaia a condensazione accesa più a lungo, ma con temperatura dell’acqua circolante più bassa, infatti, si trova a funzionare in condizione di efficienza migliore. A volte, però, questo non è possibile: ad esempio nel caso di radiatori in cui la temperatura dell’acqua che circola non può scendere al di sotto di certi valori, altrimenti l’ambiente non si scalda. In questo caso il vantaggio di una caldaia a condensazione in classe A si riduce.
Per quanto riguarda la differenza tra le classi, come scegliere un nuovo apparecchio? Quanto è il risparmio tra una classe A, B o C?
La funzione delle classi e dell’etichettatura non è di fornire un valore assoluto di risparmio, ma di dare un’indicazione del livello di efficienza dell’apparecchio. Comprando una caldaia di classe A si ha sempre un risparmio rispetto ad una di classe B. Definire a quanto ammonta in termini assoluti questo risparmio è più complicato, perché dipende dalle condizioni in cui si trova a funzionare la caldaia.
Innanzitutto, dipende dove l’apparecchio si colloca, in termini di efficienza, non solo nella classe di appartenenza, ma anche come valore. Faccio un esempio: ogni classe ha un livello di soglia, per cui ho ad esempio un livello di soglia minima del 90% per accedere alla classe A. Poniamo di avere due caldaie, una con efficienza 89,4%, l’altra 89,6%: la prima si collocherà in classe B (89,4 approssimato all’unità, come chiede il regolamento è 89), la seconda in classe A (89,6 approssimato all’unità è 90). Qual è il risparmio reale per me tra scegliere l’una o l’altra? In questo caso ovviamente abbastanza ridotto, perché, pur se poste in 2 classi diverse, la differenza reale è solo dello 0,2% che, tradotto in qualcosa di concreto, è difficile da osservare. Viceversa due caldaie, una con rendimento 89,6% e l’altra con rendimento 97,4%, saranno entrambe in classe A, ma con un risparmio di quasi l’8% in più a favore della seconda. Inoltre anche le condizioni climatiche di funzionamento sono diverse influiscono sul risparmio assoluto: a Palermo si avrà un risparmio assoluto differente da Vipiteno (mentre quello relativo rimarrà identico).
Probabilmente, però, la questione principale è un’altra: il mio risparmio principale deriva dalla scelta di sostituire una caldaia di una certa età, non dotata di etichetta e di cui non si conosce la reale efficienza paragonata a quanto si può trovare ora sul mercato. Questa è la vera scelta da compiere, sostituire un apparecchio che consuma ed inquina con uno più performante. In conclusione, l’etichetta mi servirà perché quando acquisterò un apparecchio nuovo cercherò quello in classe più elevata, perché so che quella scelta mi farà risparmiare il massimo possibile. Quanti euro saranno questo massimo dipenderà dal mio impianto e da come lo utilizzo, per certo il passo più importante è fatto, cioè sostituire un apparecchio energivoro.
(Intervista a cura di Veronica Caciagli)
L’ha ribloggato su GIN GROUP.
Grazie per il repost!